Tra gli emblemi maggiormente ricorrenti in Europa vi è la "Croce di San Giorgio", che rappresenta molti tra Comuni, realtà geopolitiche e nazioni della grande e variegata comunità padana. La grande diffusione di questo importante simbolo nasce, dal punto di vista storico, da un'antica devozione a San Giorgio, personaggio misterioso e affascinante, che è stato scelto come protettore o co-protettore da alcuni comuni padani (ricordiamo gli esempi delle città di Genova e Ferrara). La grande diffusione del culto di San Giorgio, originariamente venerato in Oriente, si ebbe con le Crociate: ai tempi della battaglia di Antiochia, nell'anno 1089, il martire si sarebbe mostrato ai combattenti cristiani accompagnato da splendide e sfolgoranti creature celesti (con numerose bandiere in cui campeggiavano croci rosse in campo bianco) in una miracolosa apparizione. Il Santo divenne poi patrono dei cavalieri, della Serenissima Repubblica di Genova e dell'Inghilterra. Nella "Superba", la venerazione del Santo fu riconosciuta a livello istituzionale, tanto che era facile identificare l'immagine di San Giorgio con la gloriosa Repubblica Genovese. Tuttora, la croce rossa in campo bianco è il simbolo vivente del popolo ligure. Come, del resto, è emblema della gente lombarda da tempo immemorabile (pare che a Milano, questo simbolo sia stato riconosciuto fin dai primi anni del periodo medioevale). Il vessillo accompagnò le gesta e la vita quotidiana di Milano nel corso della felice età comunale e sventolò sulla sua lotta di liberazione culminata con gli eroici fasti del Carroccio e di Legnano, confermandosi come "simbolo forte"dei Liberi Comuni padani che si erano ribellati all'arroganza e all'illegalità degli imperatori; più tardi, il vessillo crociato sarebbe stato riconosciuto universalmente come bandiera della nazione lombarda. Oltre a Milano e Genova, altre importanti città, come Bologna, Padova, Mantova, Vercelli e Alessandria (ufficialmente fondata, in onore del Sommo Pontefice, proprio dalla Lega Lombarda) si fregiano dell'emblema di San Giorgio. Nella stessa Repubblica di Venezia, il cui Santo protettore era, naturalmente, l'evangelista Marco, l'intercessione di San Giorgio dovette essere comunque tenuta in grande considerazione: lo testimoniano gli affreschi che illustrano la sua vita eseguiti da Jacopo degli Avanzi nella Basilica di Sant'Antonio, a Padova, e da Vittore Carpaccio a San Giorgio Maggiore, Venezia. Ma chi fu questo Santo guerriero, venerato in tutto il mondo cristiano e particolarmente amato nelle terre padane? In realtà, rispondere a questa domanda non è molto semplice. Sulla vita e le opere di San Giorgio, infatti, disponiamo di notizie biografiche sostanzialmente carenti e spesso poco sicure, che sono state a loro volta intrecciate con eventi leggendari (primo tra questi, l'uccisione di un drago, di cui si parlerà in seguito). Per questo motivo la Chiesa Cattolica, con la grande riforma del calendario liturgico decretata nel 1969, ha deciso di diminuire di importanza la festività di San Giorgio, tradizionalmente fissata per il giorno 23 aprile.Le notizie pervenuteci sulla vita del Santo sono, come già detto, spesso contraddittorie. La tradizione più antica ci dice che San Giorgio sarebbe nato in Palestina, per la precisione nella località di Lydda; proprio in questo luogo, il Soldato di Cristo sarebbe stato fatto martire per la causa del Vangelo. La più recente biografia scritta da Jacopo da Varagine, che alterna vicende della vita del Santo con elementi chiaramente leggendari, mostra invece un San Giorgio originario della Cappadocia e soldato dell'esercito romano ai tempi degli imperatori Diocleziano e Massimiano. Le persecuzioni nei confronti dei Cristiani, che la Roma imperiale perpetrava con sistematicità e inaudita ferocia, crearono molti martiri, che versavano eroicamente il loro sangue nel nome di Gesù. Altri sudditi dell'impero che avevano abbracciato il Cristianesimo, invece, rinnegarono la fede per paura e, arresisi alle costrizioni dell'idolatria di stato, accettarono (pur a malincuore) di eseguire empi sacrifici alle divinità pagane.San Giorgio, già da tempo cristiano, fu fortemente irritato per queste apostasie; così, abbandonò l'esercito romano e iniziò la propria predicazione pubblica del Vangelo di Cristo, cercando di operare conversioni e denunciando con grande vigore l'idolatria. In particolare, egli sostenne con grande ardore che gli dei pagani non fossero altro che demoni, senza alcun timore delle conseguenze che, a causa della propria coraggiosa predicazione pubblica, avrebbe necessariamente dovuto sostenere di persona.E l'instancabile testimonianza di fede lo portò proprio ad essere arrestato dalle autorità dell'impero di Roma. Il prefetto Daciano si prefisse, allora, di costringere il coraggioso testimone del Vangelo di Cristo a rinnegare la vera fede, e lo fece torturare per lungo tempo. Poi, il rappresentante di Roma convocò un mago e gli ordinò di piegare il prigioniero con i suoi malefici incantesimi; tuttavia, i sortilegi non ebbero alcun effetto su San Giorgio, e il mago stesso, pesantemente sconfitto, annunciò la propria conversione al Cristianesimo e accettò di subire il martirio.Daciano, tuttavia, chiuse ancora di più il proprio cuore, e persistette nei suoi perniciosi tentativi di costringere il prode Giorgio all'apostasia, ma sortì l'effetto opposto: anche sua moglie Alessandra, dopo aver assistito a un miracolo del Santo soldato, decise di abbandonare le false superstizioni pagane e di diventare cristiana. Il prefetto di Roma, infuriato, fece allora picchiare a sangue la propria consorte, causandone presto il decesso, e in seguito fece decapitare San Giorgio. Se la storia non ci rivela l'esatto luogo dove il martire guerriero fu assassinato (Lydda, o la Persia, oppure altre località in Oriente) né i reali attori della vicenda (il prefetto Daciano, secondo alcuni, sarebbe invece un imperatore persiano), una sola cosa ha importanza sostanziale: il martirio del Santo guerriero avvenne, anche se non è assolutamente possibile datarlo né localizzarlo con sicurezza.L'iconografia ha fatto molto uso dell'immagine del martire guerriero, e molte scene della sua vita sono state magistralmente dipinte e rappresentate. Spesso, la figura di San Giorgio è stata mostrata in abiti da soldato, con lancia e corazza, nell'atto di trafiggere il drago. Come si è già osservato, le vicende della lotta contro il drago costituiscono la parte leggendaria delle biografie del Santo predicatore. Si tramanda che nella città di Silene, in Libia, la popolazione locale dovesse sottostare alle angherie di un drago: il terribile essere si avvicinava periodicamente alla città ed emanava fuoco, uccidendo atrocemente gli abitanti che avevano la sfortuna di incontrarlo. Così, sempre secondo la leggenda, la cittadinanza di Silene decise di venire a patti con il drago: in cambio della sua placidità, gli abitanti gli avrebbero fornito in pasto due pecore al giorno. Il drago accettò il patto, e la città di Silene visse finalmente momenti di quiete. Quando, però, gli ovini iniziarono a scarseggiare, i cittadini si videro costretti a portare in pasto al drago non più due pecore, ma una pecora e un essere umano, il cui nome era tirato a sorte tra tutti gli abitanti. Inevitabilmente,un giorno dovette toccare anche alla giovane figlia del sovrano. E proprio mentre la sfortunata ragazza si avviava verso la morte, la leggenda fa comparire San Giorgio, ancora nelle vesti di militare.Il martire guerriero, quando ebbe appreso la triste sorte a cui la fanciulla e la cittadinanza intera erano destinati, promise solennemente alla povera principessa di aiutarla nel nome di Gesù Cristo e decise di affrontare il drago: dopo essersi benedetto con il segno della croce, San Giorgio attaccò con decisione l'animale e lo trafisse con la lancia. La prodigiosa vittoria contro il drago procurò la conversione al Cristianesimo dell'intera città: a Silene, più di ventimila persone ricevettero il battesimo, e il re fece costruire una grande chiesa nel territorio a lui soggetto. Lo stesso sovrano regalò poi al Santo una grande quantità di denaro, che Giorgio donò senza alcun indugio ai poveri. Poi, il martire guerriero ammonì il re sui suoi doveri di cristiano e lasciò definitivamente quella città che, nel nome di Cristo, aveva liberato dagli influssi malefici del drago.Queste leggende, intrecciate ai fatti più propriamente storici, non tolgono nulla al valore del martirio di San Giorgio, anche se contribuiscono a creare attorno alla sua figura un fitto alone di mistero e incertezza. Oggi, la figura del "martire guerriero" ricorre anche in festeggiamenti popolari di tipo non strettamente religioso (come, ad esempio, quelli legati al ritorno della stagione primaverile), in cui si può osservare l'inconscia presenza di alcune usanze precristiane, naturalmente scevre da ogni significato religioso. Di qui, da più parti, approfittando delle indubbia commistione tra storia e leggenda che traspare dalla lettura della biografia del Santo, si è voluto "decristianizzare"e, talvolta, "paganizzare" artificiosamente la pia figura del martire cristiano. Un destino davvero strano e paradossale, per l'uomo che paragonò gli dei pagani ai demoni, per il Santo che accettò il martirio pur di non tradire la fede cristiana... San Giorgio, il patrono degli scout La storia e il culto di San Giorgio, il martire patrono di tutti gli scout... Giorgio, un uomo originario della Cappadocia, era tribuno militare in Palestina. Fu lì che dopo essersi convertito al Cristianesimo donò tutti i suoi beni ai poveri. Dopo, durante la persecuzione di Diocleziano, Giorgio fu arrestato e torturato più volte superando tuttavia queste prime difficoltà. Più in là però fu definitivamente catturato e condannato al martirio come decapitato. Già nel IV secolo sorse un santuario a Lydda in Palestina, dove c'era la sua tomba. Il culto di S.Giorgio, visto come santo patrono dei cavalieri, ebbe un maggio sviluppo nel periodo delle crociate, durante le quali si pensa sia nata la leggenda di S.Giorgio che uccide il drago. Baden Powell stesso ha scelto San Giorgio come patrono di tutti gli scout per le sue virtù e i suoi ideali. Come abbiamo visto il culto di questo santo è antichissimo, ma la sua figura non è affatto leggenda, come qualcuno aveva fatto credere. Le virtù e gli ideali di San Giorgio, nonostante il tempo, risultano ancora attuali e validi. Per questo è importante che ogni capo sappia spiegare con chiarezza ai propri ragazzi la figura di questo santo da prendere come esempio. Ogni anno gli scout sono soliti fare un campo in occasione del giorno di S. Giorgio (il 23 aprile). SAN GIORGIO NELL’ARTE Molti sono gli artisti che hanno raffigurato San Giorgio, il Santo originario della Cappadocia, decapitato al tempo di Diocleziano e festeggiato dalla chiesa il 23 aprile. Le prime raffigurazioni del Santo, intorno al X secolo nell’Occidente europeo, lo raffigurano giovane, sbarbato e senza alcun attributo speciale. Solo più tardi, al tempo dei Crociati, la venerazione del Santo crebbe e la sua storia si arricchisce della famosa leggenda; si avranno così innumerevoli raffigurazioni del Santo a cavallo nell’atto di uccidere il dragone. Nella Chiesa Orientale invece, già a partire dal IX secolo, l’immagine di San Giorgio, che uccide il dragone è molto frequente sulle icone russe e su dipinti sacri sul legno. Le opere pittoriche nei secoli, riguardanti il Santo, sono state innumerevoli: Giovanni Bellini, Tinto retto, Paolo Uccello, Vitto re Carpaccio, Cosmè Turà, Andrea Montegna tra i nomi più illustri. L’intera leggenda di San Giorgio venne affrescato nel 1377 da Jacopo degli Avanzi nella Basilica del Santo a Padova e nel 1505 da Vittore Carpaccio in San Giorgio degli Schiavoni a Venezia. i momenti del martirio difficilmente sono stati raffigurati e si possono ammirare nei cicli pittorici nelle chiese a lui dedicate, come nell’oratorio di San Giorgio a Padova. Le diverse città, che lo venerano come protettore, gli hanno dedicato diverse chiese, Venezia ad esempio gliene ha dedicato tre, insigni di opere d’arte. A Ferrara, un’altra città votata al Santo, nella splendida, cattedrale dedicata alla Vergine Maria e a San Giorgio, nella lunetta del portale è raffigurato in bassorilievo San Giorgio che uccide il drago. Il Santo, rappresentato come un cavaliere in una maglia d’acciaio, è ritratto nell’atto di sferrare il colpo mortale al drago già trafitto da una lancia spezzata. Il grande Donatello, incaricato dalla corporazione dei corazzieri, ci ha lasciato una scultura del Santo, in piedi, armato e in corazza, tralasciando il dragone come a volte l’arte rinascimentale italiana lo raffigura. La vita di san Giorgio, narrata da Jacopo da Voragine nella Legenda Aurea, consta di due blocchi. Il più antico, via via ampliato con sempre nuovi episodi, narra che era nato da un persiano, Geronzio, e da una donna di Cappadocia, Policronia, che lo aveva educato cristianamente. Giorgio, il cui nome di origine greca Gheorgios, deriva da gheorgos - agricoltore - diventa un ufficiale dell’esercito romano sotto Diocleziano e Massimino. In quel periodo il prefetto Daziano, convoca settantadue re per minacciare i cristiani dei più efferati supplizi. Giorgio arriva a corte, distribuisce i suoi beni ai poveri e dichiara la sua fede in Cristo. Catturato, spogliato delle vesti, costretto a mettere i piedi in calzari guarniti di chiodi, colpito da martellate tanto violente da fagli sprizzare fuori il cervello, Giorgio è legato e messo in prigione. Il Signore gli appare e gli annuncia che la sua passione sarebbe durata sette anni, sarebbe morto tre volte, e sarebbe tre volte risorto prima di salire al cielo. Viene di nuovo fustigato e rimandato in carcere. Quando Daziano si accorge che Giorgio è indomabile, convoca il mago Atanasio, chiedendogli di vincerlo con un incantesimo: Atanasio divide in due un toro con una formula magica, poi offre a Giorgio una bevanda avvelenata, promettendogli che si sarebbe convertito se non ne avesse ricavato alcun male. E ciò accadde. Atanasio si converte ed è subito messo a morte. Atanasio viene messo su una ruota armata da ogni lato di punte e lame. Tagliato in dieci pezzi e gettato in un pozzo. Si ode lo scoppio di un tuono e Giorgio risorge. L’avvenimento provoca la conversione del capo delle guardie e dei suoi soldati, che subito vengono uccisi. Giorgio è ricondotto in tribunale, gli versano in bocca del piombo fuso e gli piantano in testa sessanta chiodi roventi, poi lo appendono a testa in giù su un braciere. Infine lo riconducono in prigione. L’indomani il re Magnenzio giura che si sarebbe fatto cristiano se Giorgio fosse riuscito a far fiorire e fruttificare ventidue sedie di legno. Il miracolo avviene, ma Magnenzio lo attribuisce al dio Apollo e Giorgio distrugge il tempio di questa divinità. Viene squartato e gettato in una caldaia con piombo e pece. Un frastuono terribile annuncia la discesa del Signore che, accompagnato da Michele e dai suoi angeli, risuscita Giorgio. Vinta dalle pene di Giorgio anche la moglie di Daziano, Alessandra, si converte al cristianesimo e viene condannata a sua volta al martirio. Giorgio viene esposto agli uccelli che lo smembrano, ma per la terza volta risorge. Il giorno dopo – narra Jacopo da Voragine – Giorgio fu condannato alla decapitazione. Condotto alla porta di ferro il martire prega. Chiede a Dio il fuoco del cielo, che immediatamente divora Daziano e i settantadue re e tutti i pagani presenti. Chiede anche di esaudire tutti coloro che invocano il suo nome. Il Signore risponde che coloro che venereranno le sue reliquie, saranno esauditi. Il racconto reca una postilla: “Io, Pasicrate, servo di Giorgio, sono stato presente durante i sette anni della sua passione, ed ho messo per iscritto quanto da lui sofferto. Trentamilanovecento uomini e l’imperatrice Alessandra sono stati da lui convertiti alla fede.” Questa naturalmente è una Passio edulcorata che sembra passare ogni limite di credibilità In scritture posteriori i settantadue re scompaiono, il prefetto diventa l’imperatore e, naturalmente Giorgio muore una volta sola, pur restando i segni del suo martirio. San Giorgio e il drago Alle Passiones di San Giorgio si aggiunge, a mo di preambolo, il combattimento fra San Giorgio e il drago. Questa leggenda fece la sua comparsa nel XI secolo, in Oriente ed in Occidente. Ebbe un grandissimo successo dovuto al fascino della Legenda Aurea, anche se ricalca in alcuni aspetti, il mito di Perseo ed Andromeda.
martedì 23 dicembre 2008
la vita di san giorgio martire
Tra gli emblemi maggiormente ricorrenti in Europa vi è la "Croce di San Giorgio", che rappresenta molti tra Comuni, realtà geopolitiche e nazioni della grande e variegata comunità padana. La grande diffusione di questo importante simbolo nasce, dal punto di vista storico, da un'antica devozione a San Giorgio, personaggio misterioso e affascinante, che è stato scelto come protettore o co-protettore da alcuni comuni padani (ricordiamo gli esempi delle città di Genova e Ferrara). La grande diffusione del culto di San Giorgio, originariamente venerato in Oriente, si ebbe con le Crociate: ai tempi della battaglia di Antiochia, nell'anno 1089, il martire si sarebbe mostrato ai combattenti cristiani accompagnato da splendide e sfolgoranti creature celesti (con numerose bandiere in cui campeggiavano croci rosse in campo bianco) in una miracolosa apparizione. Il Santo divenne poi patrono dei cavalieri, della Serenissima Repubblica di Genova e dell'Inghilterra. Nella "Superba", la venerazione del Santo fu riconosciuta a livello istituzionale, tanto che era facile identificare l'immagine di San Giorgio con la gloriosa Repubblica Genovese. Tuttora, la croce rossa in campo bianco è il simbolo vivente del popolo ligure. Come, del resto, è emblema della gente lombarda da tempo immemorabile (pare che a Milano, questo simbolo sia stato riconosciuto fin dai primi anni del periodo medioevale). Il vessillo accompagnò le gesta e la vita quotidiana di Milano nel corso della felice età comunale e sventolò sulla sua lotta di liberazione culminata con gli eroici fasti del Carroccio e di Legnano, confermandosi come "simbolo forte"dei Liberi Comuni padani che si erano ribellati all'arroganza e all'illegalità degli imperatori; più tardi, il vessillo crociato sarebbe stato riconosciuto universalmente come bandiera della nazione lombarda. Oltre a Milano e Genova, altre importanti città, come Bologna, Padova, Mantova, Vercelli e Alessandria (ufficialmente fondata, in onore del Sommo Pontefice, proprio dalla Lega Lombarda) si fregiano dell'emblema di San Giorgio. Nella stessa Repubblica di Venezia, il cui Santo protettore era, naturalmente, l'evangelista Marco, l'intercessione di San Giorgio dovette essere comunque tenuta in grande considerazione: lo testimoniano gli affreschi che illustrano la sua vita eseguiti da Jacopo degli Avanzi nella Basilica di Sant'Antonio, a Padova, e da Vittore Carpaccio a San Giorgio Maggiore, Venezia. Ma chi fu questo Santo guerriero, venerato in tutto il mondo cristiano e particolarmente amato nelle terre padane? In realtà, rispondere a questa domanda non è molto semplice. Sulla vita e le opere di San Giorgio, infatti, disponiamo di notizie biografiche sostanzialmente carenti e spesso poco sicure, che sono state a loro volta intrecciate con eventi leggendari (primo tra questi, l'uccisione di un drago, di cui si parlerà in seguito). Per questo motivo la Chiesa Cattolica, con la grande riforma del calendario liturgico decretata nel 1969, ha deciso di diminuire di importanza la festività di San Giorgio, tradizionalmente fissata per il giorno 23 aprile.Le notizie pervenuteci sulla vita del Santo sono, come già detto, spesso contraddittorie. La tradizione più antica ci dice che San Giorgio sarebbe nato in Palestina, per la precisione nella località di Lydda; proprio in questo luogo, il Soldato di Cristo sarebbe stato fatto martire per la causa del Vangelo. La più recente biografia scritta da Jacopo da Varagine, che alterna vicende della vita del Santo con elementi chiaramente leggendari, mostra invece un San Giorgio originario della Cappadocia e soldato dell'esercito romano ai tempi degli imperatori Diocleziano e Massimiano. Le persecuzioni nei confronti dei Cristiani, che la Roma imperiale perpetrava con sistematicità e inaudita ferocia, crearono molti martiri, che versavano eroicamente il loro sangue nel nome di Gesù. Altri sudditi dell'impero che avevano abbracciato il Cristianesimo, invece, rinnegarono la fede per paura e, arresisi alle costrizioni dell'idolatria di stato, accettarono (pur a malincuore) di eseguire empi sacrifici alle divinità pagane.San Giorgio, già da tempo cristiano, fu fortemente irritato per queste apostasie; così, abbandonò l'esercito romano e iniziò la propria predicazione pubblica del Vangelo di Cristo, cercando di operare conversioni e denunciando con grande vigore l'idolatria. In particolare, egli sostenne con grande ardore che gli dei pagani non fossero altro che demoni, senza alcun timore delle conseguenze che, a causa della propria coraggiosa predicazione pubblica, avrebbe necessariamente dovuto sostenere di persona.E l'instancabile testimonianza di fede lo portò proprio ad essere arrestato dalle autorità dell'impero di Roma. Il prefetto Daciano si prefisse, allora, di costringere il coraggioso testimone del Vangelo di Cristo a rinnegare la vera fede, e lo fece torturare per lungo tempo. Poi, il rappresentante di Roma convocò un mago e gli ordinò di piegare il prigioniero con i suoi malefici incantesimi; tuttavia, i sortilegi non ebbero alcun effetto su San Giorgio, e il mago stesso, pesantemente sconfitto, annunciò la propria conversione al Cristianesimo e accettò di subire il martirio.Daciano, tuttavia, chiuse ancora di più il proprio cuore, e persistette nei suoi perniciosi tentativi di costringere il prode Giorgio all'apostasia, ma sortì l'effetto opposto: anche sua moglie Alessandra, dopo aver assistito a un miracolo del Santo soldato, decise di abbandonare le false superstizioni pagane e di diventare cristiana. Il prefetto di Roma, infuriato, fece allora picchiare a sangue la propria consorte, causandone presto il decesso, e in seguito fece decapitare San Giorgio. Se la storia non ci rivela l'esatto luogo dove il martire guerriero fu assassinato (Lydda, o la Persia, oppure altre località in Oriente) né i reali attori della vicenda (il prefetto Daciano, secondo alcuni, sarebbe invece un imperatore persiano), una sola cosa ha importanza sostanziale: il martirio del Santo guerriero avvenne, anche se non è assolutamente possibile datarlo né localizzarlo con sicurezza.L'iconografia ha fatto molto uso dell'immagine del martire guerriero, e molte scene della sua vita sono state magistralmente dipinte e rappresentate. Spesso, la figura di San Giorgio è stata mostrata in abiti da soldato, con lancia e corazza, nell'atto di trafiggere il drago. Come si è già osservato, le vicende della lotta contro il drago costituiscono la parte leggendaria delle biografie del Santo predicatore. Si tramanda che nella città di Silene, in Libia, la popolazione locale dovesse sottostare alle angherie di un drago: il terribile essere si avvicinava periodicamente alla città ed emanava fuoco, uccidendo atrocemente gli abitanti che avevano la sfortuna di incontrarlo. Così, sempre secondo la leggenda, la cittadinanza di Silene decise di venire a patti con il drago: in cambio della sua placidità, gli abitanti gli avrebbero fornito in pasto due pecore al giorno. Il drago accettò il patto, e la città di Silene visse finalmente momenti di quiete. Quando, però, gli ovini iniziarono a scarseggiare, i cittadini si videro costretti a portare in pasto al drago non più due pecore, ma una pecora e un essere umano, il cui nome era tirato a sorte tra tutti gli abitanti. Inevitabilmente,un giorno dovette toccare anche alla giovane figlia del sovrano. E proprio mentre la sfortunata ragazza si avviava verso la morte, la leggenda fa comparire San Giorgio, ancora nelle vesti di militare.Il martire guerriero, quando ebbe appreso la triste sorte a cui la fanciulla e la cittadinanza intera erano destinati, promise solennemente alla povera principessa di aiutarla nel nome di Gesù Cristo e decise di affrontare il drago: dopo essersi benedetto con il segno della croce, San Giorgio attaccò con decisione l'animale e lo trafisse con la lancia. La prodigiosa vittoria contro il drago procurò la conversione al Cristianesimo dell'intera città: a Silene, più di ventimila persone ricevettero il battesimo, e il re fece costruire una grande chiesa nel territorio a lui soggetto. Lo stesso sovrano regalò poi al Santo una grande quantità di denaro, che Giorgio donò senza alcun indugio ai poveri. Poi, il martire guerriero ammonì il re sui suoi doveri di cristiano e lasciò definitivamente quella città che, nel nome di Cristo, aveva liberato dagli influssi malefici del drago.Queste leggende, intrecciate ai fatti più propriamente storici, non tolgono nulla al valore del martirio di San Giorgio, anche se contribuiscono a creare attorno alla sua figura un fitto alone di mistero e incertezza. Oggi, la figura del "martire guerriero" ricorre anche in festeggiamenti popolari di tipo non strettamente religioso (come, ad esempio, quelli legati al ritorno della stagione primaverile), in cui si può osservare l'inconscia presenza di alcune usanze precristiane, naturalmente scevre da ogni significato religioso. Di qui, da più parti, approfittando delle indubbia commistione tra storia e leggenda che traspare dalla lettura della biografia del Santo, si è voluto "decristianizzare"e, talvolta, "paganizzare" artificiosamente la pia figura del martire cristiano. Un destino davvero strano e paradossale, per l'uomo che paragonò gli dei pagani ai demoni, per il Santo che accettò il martirio pur di non tradire la fede cristiana... San Giorgio, il patrono degli scout La storia e il culto di San Giorgio, il martire patrono di tutti gli scout... Giorgio, un uomo originario della Cappadocia, era tribuno militare in Palestina. Fu lì che dopo essersi convertito al Cristianesimo donò tutti i suoi beni ai poveri. Dopo, durante la persecuzione di Diocleziano, Giorgio fu arrestato e torturato più volte superando tuttavia queste prime difficoltà. Più in là però fu definitivamente catturato e condannato al martirio come decapitato. Già nel IV secolo sorse un santuario a Lydda in Palestina, dove c'era la sua tomba. Il culto di S.Giorgio, visto come santo patrono dei cavalieri, ebbe un maggio sviluppo nel periodo delle crociate, durante le quali si pensa sia nata la leggenda di S.Giorgio che uccide il drago. Baden Powell stesso ha scelto San Giorgio come patrono di tutti gli scout per le sue virtù e i suoi ideali. Come abbiamo visto il culto di questo santo è antichissimo, ma la sua figura non è affatto leggenda, come qualcuno aveva fatto credere. Le virtù e gli ideali di San Giorgio, nonostante il tempo, risultano ancora attuali e validi. Per questo è importante che ogni capo sappia spiegare con chiarezza ai propri ragazzi la figura di questo santo da prendere come esempio. Ogni anno gli scout sono soliti fare un campo in occasione del giorno di S. Giorgio (il 23 aprile). SAN GIORGIO NELL’ARTE Molti sono gli artisti che hanno raffigurato San Giorgio, il Santo originario della Cappadocia, decapitato al tempo di Diocleziano e festeggiato dalla chiesa il 23 aprile. Le prime raffigurazioni del Santo, intorno al X secolo nell’Occidente europeo, lo raffigurano giovane, sbarbato e senza alcun attributo speciale. Solo più tardi, al tempo dei Crociati, la venerazione del Santo crebbe e la sua storia si arricchisce della famosa leggenda; si avranno così innumerevoli raffigurazioni del Santo a cavallo nell’atto di uccidere il dragone. Nella Chiesa Orientale invece, già a partire dal IX secolo, l’immagine di San Giorgio, che uccide il dragone è molto frequente sulle icone russe e su dipinti sacri sul legno. Le opere pittoriche nei secoli, riguardanti il Santo, sono state innumerevoli: Giovanni Bellini, Tinto retto, Paolo Uccello, Vitto re Carpaccio, Cosmè Turà, Andrea Montegna tra i nomi più illustri. L’intera leggenda di San Giorgio venne affrescato nel 1377 da Jacopo degli Avanzi nella Basilica del Santo a Padova e nel 1505 da Vittore Carpaccio in San Giorgio degli Schiavoni a Venezia. i momenti del martirio difficilmente sono stati raffigurati e si possono ammirare nei cicli pittorici nelle chiese a lui dedicate, come nell’oratorio di San Giorgio a Padova. Le diverse città, che lo venerano come protettore, gli hanno dedicato diverse chiese, Venezia ad esempio gliene ha dedicato tre, insigni di opere d’arte. A Ferrara, un’altra città votata al Santo, nella splendida, cattedrale dedicata alla Vergine Maria e a San Giorgio, nella lunetta del portale è raffigurato in bassorilievo San Giorgio che uccide il drago. Il Santo, rappresentato come un cavaliere in una maglia d’acciaio, è ritratto nell’atto di sferrare il colpo mortale al drago già trafitto da una lancia spezzata. Il grande Donatello, incaricato dalla corporazione dei corazzieri, ci ha lasciato una scultura del Santo, in piedi, armato e in corazza, tralasciando il dragone come a volte l’arte rinascimentale italiana lo raffigura. La vita di san Giorgio, narrata da Jacopo da Voragine nella Legenda Aurea, consta di due blocchi. Il più antico, via via ampliato con sempre nuovi episodi, narra che era nato da un persiano, Geronzio, e da una donna di Cappadocia, Policronia, che lo aveva educato cristianamente. Giorgio, il cui nome di origine greca Gheorgios, deriva da gheorgos - agricoltore - diventa un ufficiale dell’esercito romano sotto Diocleziano e Massimino. In quel periodo il prefetto Daziano, convoca settantadue re per minacciare i cristiani dei più efferati supplizi. Giorgio arriva a corte, distribuisce i suoi beni ai poveri e dichiara la sua fede in Cristo. Catturato, spogliato delle vesti, costretto a mettere i piedi in calzari guarniti di chiodi, colpito da martellate tanto violente da fagli sprizzare fuori il cervello, Giorgio è legato e messo in prigione. Il Signore gli appare e gli annuncia che la sua passione sarebbe durata sette anni, sarebbe morto tre volte, e sarebbe tre volte risorto prima di salire al cielo. Viene di nuovo fustigato e rimandato in carcere. Quando Daziano si accorge che Giorgio è indomabile, convoca il mago Atanasio, chiedendogli di vincerlo con un incantesimo: Atanasio divide in due un toro con una formula magica, poi offre a Giorgio una bevanda avvelenata, promettendogli che si sarebbe convertito se non ne avesse ricavato alcun male. E ciò accadde. Atanasio si converte ed è subito messo a morte. Atanasio viene messo su una ruota armata da ogni lato di punte e lame. Tagliato in dieci pezzi e gettato in un pozzo. Si ode lo scoppio di un tuono e Giorgio risorge. L’avvenimento provoca la conversione del capo delle guardie e dei suoi soldati, che subito vengono uccisi. Giorgio è ricondotto in tribunale, gli versano in bocca del piombo fuso e gli piantano in testa sessanta chiodi roventi, poi lo appendono a testa in giù su un braciere. Infine lo riconducono in prigione. L’indomani il re Magnenzio giura che si sarebbe fatto cristiano se Giorgio fosse riuscito a far fiorire e fruttificare ventidue sedie di legno. Il miracolo avviene, ma Magnenzio lo attribuisce al dio Apollo e Giorgio distrugge il tempio di questa divinità. Viene squartato e gettato in una caldaia con piombo e pece. Un frastuono terribile annuncia la discesa del Signore che, accompagnato da Michele e dai suoi angeli, risuscita Giorgio. Vinta dalle pene di Giorgio anche la moglie di Daziano, Alessandra, si converte al cristianesimo e viene condannata a sua volta al martirio. Giorgio viene esposto agli uccelli che lo smembrano, ma per la terza volta risorge. Il giorno dopo – narra Jacopo da Voragine – Giorgio fu condannato alla decapitazione. Condotto alla porta di ferro il martire prega. Chiede a Dio il fuoco del cielo, che immediatamente divora Daziano e i settantadue re e tutti i pagani presenti. Chiede anche di esaudire tutti coloro che invocano il suo nome. Il Signore risponde che coloro che venereranno le sue reliquie, saranno esauditi. Il racconto reca una postilla: “Io, Pasicrate, servo di Giorgio, sono stato presente durante i sette anni della sua passione, ed ho messo per iscritto quanto da lui sofferto. Trentamilanovecento uomini e l’imperatrice Alessandra sono stati da lui convertiti alla fede.” Questa naturalmente è una Passio edulcorata che sembra passare ogni limite di credibilità In scritture posteriori i settantadue re scompaiono, il prefetto diventa l’imperatore e, naturalmente Giorgio muore una volta sola, pur restando i segni del suo martirio. San Giorgio e il drago Alle Passiones di San Giorgio si aggiunge, a mo di preambolo, il combattimento fra San Giorgio e il drago. Questa leggenda fece la sua comparsa nel XI secolo, in Oriente ed in Occidente. Ebbe un grandissimo successo dovuto al fascino della Legenda Aurea, anche se ricalca in alcuni aspetti, il mito di Perseo ed Andromeda.
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